Lo stato di conservazione del tabernacolo della Visitazione e il relativo intervento di restauro
Il tabernacolo della Visitazione fu realizzato nel 1491 da Benozzo Gozzoli, lungo l’antica via volterrana (oggi via Benozzo Gozzoli), di fronte alla via che conduceva al monastero di Santa Maria della Marca.
Successivamente, "in epoca molto posteriore alla costruzione, e quando gli affreschi ebbero sofferto dalle ingiurie del tempo e forse dagli oltraggi dei viandanti, vi fu alzata attorno una loggia quadrata sostenuta da pilastri agli angoli, e da colonne sui fianchi: più tardi la loggia fu chiusa con muro e vi fu impostato un altare".
Gli affreschi furono sottoposti a successivi restauri: nel 1852 a cura del Monastero e nel 1872 a cura del Ministero della Pubblica Istruzione, come si legge, ancora oggi, in una targa posta su una parete della cappella.
Nel 1965 gli affreschi e la maggior parte delle sinopie rimaste (tutto il registro inferiore e parte di quello superiore era andato perduto) furono strappati dallo studio Tintori, Rosi, Del Serra, applicando due tele, una di calicot e una di canapa, con colla di bue a caldo.
Il nuovo supporto della pellicola pittorica fu realizzato con due tele di calicot mediante un adesivo a base vinilica e carbonato di calcio. Le tele usate per lo strappo furono rimosse con vapore ed acqua calda, ad intelaggio completamente asciutto. Successivamente i dipinti vennero applicati su sopporti in masonite temperata, in tre strati dello spessore di cm 1,5.
Negli anni 1968-1979 l'edicola e alcune delle sinopie recuperate, furono oggetto, con altri affreschi strappati, di una mostra itinerante - a cura di Ugo Procacci, Umberto Baldini, Luciano Berti, Paolo dal Poggetto, Alfio del Serra, Dino Dini, Giuseppe Rosi, e Leonetto Tintori - nelle città di Firenze (1968), New York (1968), Amsterdam (1968-69), Londra (1969), Monaco (1969), Bruxelles (1969), Lugano (1970), Stoccolma (1970), Copenaghen (1970), Parigi (1970), Milano (1971), Città del Messico (1979).
Nel 1986 furono riportati a Castelfiorentino e sistemati in alcune sale della biblioteca, scomponendo l’architettura del tabernacolo in tre elementi, per adattarli all’altezza dei locali.
Oggi, il tabernacolo ricostruito interamente nella sua architettura originaria (presenta un’altezza, misurata sui lati in prossimità delle parti più basse della falda delle coperture di m 5,60, uguale alle dimensioni originarie, mente l’altezza, misurata al culmine delle falde di copertura risulta di m 6,20, più bassa di m 0,28 rispetto a quella originaria), è stato ricollocato nel nuovo museo, concepito appositamente.
Le pitture, prima dell'attuale intervento di restauro, si presentavano offuscate da uno strato di polvere e da una patina gialla che, dalle analisi chimiche, è risultata una pellicola di sostanza organica riferibile a un trattamento lucidante.
Tutte le dorature nel tempo sono andate quasi completamente perdute, così come le parti dipinte a secco, tanto da lasciare in vista i disegni preparatori.
Sulle pitture si trovavano, inoltre, delle piccole macchie scure rotondeggianti, ma le analisi microbiologiche specifiche hanno tuttavia escluso la presenza di organismi, quali batteri e muffe. Erano evidenti numerosi segni di alterazioni meccaniche (quali buchi per l'applicazione di viti, graffi accidentali, abrasioni, etc.), dovuti ai molti spostamenti subiti dalle opere.
Le operazioni di restauro sono procedute per fasi. La prima fase è consistita nella rimozione del particellato solido e dei depositi di polvere ed è stata effettuata con pennelli di setola morbidi, eseguendo successivamente una blanda pulitura con spugne wischab.
I piccoli sollevamenti di colore sono stati consolidati con microiniezioni di resina acrilica (Acril 33/a) in soluzione acquosa, mentre per il consolidamento di alcuni distacchi dal supporto, la soluzione acquosa è stata caricata con calcio carbonato micronizzato.
Visto che i materiali originali, ed in particolare, la pittura murale strappata, aveva comportamenti non sempre omogenei, è stato preferibile procedere con gradualità, così da verificare i vari livelli di pulitura raggiunti.
Le piccole macchie scure rotondeggianti sono state asportate con la seguente metodologia: applicazione di carta giapponese, acqua demineralizzata con tributilstagnonaftenato al 1,5% (biotin N), per un tempo di contatto di 4 minuti. Dopo sette giorni è stata ripetuta l'operazione con carta giapponese, acqua ossigenata vol 12% con tributilstagnonaftenato al 1,5% (biotin N).
Successivamente l'asportazione delle piccole macchie scure è stata eseguita meccanicamente con il bisturi e con batuffoli di cotone imbevuti in soluzione di carbonato di ammonio all’8%.
La pulitura finale è stata eseguita con l'applicazione di carta giapponese, imbevuta di una soluzione acquosa di bicarbonato di ammonio al 3% e per tempi di contatto di 4 minuti; successivamente, terminato il tempo di contatto, la superficie pittorica è stata pulita con batuffoli di cotone, imbevuti in acqua demineralizzata.
La stuccatura delle viti e delle sezioni dei pannelli è stata eseguita con una malta a base acrilica, caricata con inerti (sabbia, pomice, tufo e carbonato di calcio), di varie granulometrie e pigmentazioni.
Infine, le pitture sono state trattate con un biocida (Biotin N diluito al 1,5% in acqua) ad ampio spettro di attività, per una futura protezione da attacchi biologici.
L'ultima fase è consistita nella reintegrazione pittorica delle immagini, impiegando colori ad acquerello e, per ottenere una restituzione critica del testo pittorico, si è usata la metodologia della selezione cromatica nelle "lacune-mancanza", con "abbassamento di tono" in tutte le abrasioni vandalismi o perdite della sola pellicola pittorica.
Sinopie
Il restauro delle sinopie è iniziato con la rimozione del particellato solido e dei depositi di polvere con pennelli di setola morbidi e successivamente una blanda pulitura con spugne wischab.
La pulitura finale è stata eseguita con l'applicazione di carta giapponese imbevuta di una soluzione acquosa di bicarbonato di ammonio al 3% e per tempi di contatto di 4 minuti; successivamente, terminato il tempo di contatto, la superficie pittorica è stata pulita con piccole spugne naturali imbevuti in acqua demineralizzata.
Infine sono state trattate con un biocida (Biotin N diluito al 1,5% in acqua) ad ampio spettro di attività, per una futura protezione da attacchi biologici.
Le poche stuccature sono state eseguite con una malta a base acrilica, caricata con inerti (sabbia, pomice, tufo e carbonato di calcio) di varie granulometrie e pigmentazioni.
Il restauro pittorico eseguito ad acquerello si è limitato a restituire con leggere velature l'unità di lettura cromatica dell'opera.
Pellicola di sostanza organica riferibile a un trattamento lucidante sugli affreschi del tabernacolo della Visitazione.
Piccole macchie scure rotondeggianti sugli affreschi
Pulitura finale degli affreschi con batuffoli di cotone, imbevuti in acqua demineralizzata.
Ultima fase della reintegrazione pittorica con colori ad acquerello e impiego della metodologia della selezione cromatica nelle lacune-mancanza, con abbassamento di tono in tutte le abrasioni vandalismi o perdite della sola pellicola pittorica.
Ultima fase della reintegrazione pittorica con colori ad acquerello e impiego della metodologia della selezione cromatica nelle lacune-mancanza, con abbassamento di tono in tutte le abrasioni vandalismi o perdite della sola pellicola pittorica.